mercoledì 1 aprile 2009

L’industria del porno in crisi?





Ebbene si, una delle industrie più prolifiche del pianeta è in crisi. Il motivo? L’avanzamento dell’alta definizione.

Con l’avvento dell’alta definizione è più facile notare i più piccoli particolari e quindi le imperfezioni come cellulite, borse sotto agli occhi, smagliature e altri difetti facilmente intuibili. Lo svela un'inchiesta del New York Times, che scrive: "La grafica nel porno ormai è troppo avanzata, Hollywood ha lo stesso tipo di problema ma niente di paragonabile ad un genere di cinema che si basa tutto sulle zoommate e i primi piani, e che, essendo sempre all'avanguardia su tutte le evoluzioni della tecnologia, è anche il primo a sperimentarne i problemi".

Anche le stesse pornostar sono in crisi. "Mi rifaccio le protesi per colpa dell'HD" ha ammesso Jesse Jane, famosa icona dell'hard.


Una casa produttrice USA ha trovato una soluzione: girano video solo al buio, vestiti e girati di spalle. Altri vogliono ritornare al vecchio formato standard, dove ovviamente tutte le imperfezioni verrebbero cancellate. Nell'ambiente pensano anche all'introduzione dell'animazione 3D, con attori e attrici virtuali di tutti i tipi, che dimezzerebbe il costo di un singolo film.
Ma non manca chi crede che questa sia solo una mossa per fare pubblicità gratis all'avvento dell'alta definizione, anche perché al momento, gli scaffali delle videoteche sono pieni zeppi di film con il vecchio standard.

Troveranno, comunque vada, una soluzione. Non lasceranno il pubblico senza porno, anche perché l'industria a luci rosse produce un fatturato di 3 miliardi e seicento milioni di dollari solo negli Stati Uniti, dove stanno pensando di attuare un decreto per aiutare questa industria.




Milhouse

lunedì 30 marzo 2009

DROGA: LE COLTIVAZIONI AFGHANE E COLOMBIANE SONO UN RISCHIO PER L'EUROPA


Visualizza Il petrolio bianco in una mappa di dimensioni maggiori

La mappa sulla diffusione globale della droga è stata tratta dal panormama internazionale tracciato da Roberto Saviano e Misha Glenny in "Gomorra ai tempi della crisi. Il petrolio bianco", Internazionale, n.787,20/26 marzo 2009

L’incremento delle coltivazioni di oppio e cocaina in Afghanistan e Colombia rischiano di mettere in pericolo la stabilizzazione dell’uso di stupefacenti. Ma la minaccia arriva anche da un maggior consumo di droga nei paesi in via di sviluppo.

Secondo i dati raccolti nel rapporto mondiale sulla droga del 2008, a mettere in allarme sul consumo di sostanze stupefacenti è la presenza di due protagonisti molto forti nella produzione di droghe: l’Afghanistan e la Colombia.
Nel 2007 nei terreni afghani coltivati ad oppio si è avuto un raccolto record. In Colombia, dove in soli dieci comuni si coltiva la metà dell’intera produzione nazionale, si è avuto, sempre nello stesso anno, un aumento del 27% della produzione di coca. Le coltivazioni di droghe si trovano, in entrambi i Paesi, nei territori controllati dai ribelli: le Farc colombiane e i Talebani afghani. E’ stata, così, immessa sul mercato internazionale droga più pura a prezzi più bassi. Il rischio è quello dell’aumento del consumo di droghe, ma soprattutto della dipendenza da queste e dei casi di morti per overdose.

Oggi le nuove piazze su cui è più facile vendere droga sono i Caraibi, gli stati dell’America Centrale, dell’Africa Occidentale e il Messico. Questo cambio di rotta del mercato internazionale è dovuto a una certa stabilizzazione del consumo di droga nei Paesi europei.
“Il consumo di sostanze stupefacenti in Europa si è stabilizzato e – si legge nella relazione annuale dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze - si possono osservare progressi nel modo in cui gli Stati membri dell’Ue affrontano la questione”. Una situazione rilevata anche dal bollettino sulle dipendenze 2008 emesso dal Ministero della salute, dal Ministero della solidarietà sociale e dall’agenzia Onu per la giustizia e il crimine internazionale.
Secondo i dati raccolti nel rapporto Ue tra il 2005 e il 2006 il 3,5% di cittadini europei tra i 15 e i 39 anni è morto a causa dell’assunzione di stupefacenti. Inoltre:

  • Il 50% dei soggetti che chiede di entrare in terapia per consumo di droga ha assunto OPPIACEI
  • Il 22%* delle gli europei ha fatto uso di CANNABIS
  • Il 3,6%* ha assunto COCAINA
  • Il 2,8%* “si è calato” con l’EXTASY
  • Il 3,3%* ha fatto uso di ANFETAMINE

  • tra l’81% e il 96% degli intervistati ha classificato «elevato» il rischio connesso al consumo di sostanze come l’eroina, la cocaina e l’ecstasy
  • il 43% crede che la cannabis rappresenti un «rischio per la salute di media entità», analogo a grandi linee al rischio connesso al consumo di tabacco

* i dati si riferiscono a una popolazione adulta tra i 15 e i 64 anni che hanno assunto la droga una tantum.

Lisa

Facebook, sinonimo di informazione libera?




Su facebook si può pubblicare tutto. Ma è proprio così? secondo quanto accaduto un po' di giorni fa non sembra.

Un video messo on line da un utente è stato misteriosamente rimosso.Il motivo?
Sconosciuto, ma facilmente intuibile. Il filmato in questione riguardava una lite tra Emilio Fede, direttore del Tg4, e Piero Ricca, il quale si definisce “un cittadino incensurato (e incensurabile)” da anni impegnato politicamente per difendere l' idea di Democrazia Costituzionale.
Questo video ha fatto il giro del web , mostrando la lite tra i due scaturita dal fatto che Europa 7 non potesse esercitare il suo diritto a trasmettere poiché le frequenze a lei assegnate dalla legge Mammi, sono occupate abusivamente da Rete 4. Sembra che solo su facebook sia stato censurato, forse non è un social network cosi libero come si pensi.
Milhouse

venerdì 27 marzo 2009

LA CREATIVITA' AUMENTA IN TEMPO DI CRISI?

MINE: un giornale tutto tuo. Questo potrebbe essere lo slogan del nuovo prodotto editoriale ideato da Time e American Express Pubblishing che permette al lettore di farsi una rivista su misura del singolo lettore.

Per crearla basta seguire alcune semplici passaggi:
  • andare sul sito di Mine
  • inserire i propri dati
  • scegliere cinque riviste tra le otto proposte
  • scegliere se si vuole la versione cartacea o on line
  • rispondere a delle domande sui propri gusti

per ora la campagna abbonamenti sembra essere aperta solo ad un pubblico americano.

Tra i magazine che si possono scegliere ci sono otto riviste che come marchio di fabbrica hanno Amexpub, ossia la casa editrice American Express Publishing: Time, Travel + Leisure, Golf, InStyle, Money,RealSimple, Sport Illustrated e Food and Wine. Oltre a Time, rivista che ha anche lettori aldiqua dell'oceano, le altre sono tutte riviste destinate ad una "clientela sofisticata", come si legge sul sito del gruppo editoriale.

A scommettere su questa idea anti-crisi è la Lexus, la famosa casa automobilistica di lusso. Tra le caselle da compilare durante l'abbonamento, infatti, c'è da mettere anche una X se si vogliono ricevere news e inviti organizzati da questa azienda di auto.

Ma perchè la Lexus ha scelto di sponsorizzare questa iniziativa editoriale? Il motivo è che l'idea di una rivista in cui gli articoli vengono scelti secondo il gusto del singolo lettore si sposa bene con la filosofia del prodotto fatto su misura del cliente. Una linea di marketing che anche in Italia ha fatto breccia sul mercato con le possibilità di personalizzare vari prodotti con stili che si adattano di più al cliente (dalle internet key alla nuova Fiat500).

Che si voglia rispondere alla crisi del giornalismo con un'iniziativa editoriale che si pone a metà strada tra il voler rendere partecipi i lettori (attraverso il confezionamento di singole riviste sul gusto di ognuno di loro) e il mantenimento di una struttura redazionale (che raccolga, scriva e rileghi gli articoli nelle singole riviste)??

Ora l'iniziativa partirà in via sperimentale, ma consiglio di segurila per vedere come questa innovazione inciderà sui bilanci della casa editrice e sulle redazioni.